Classe 1987. Viso pulito da bravo ragazzo, sguardo intrigante alla Jonnhy Depp.
Questo è Jody Bosco un uomo che a soli 30 anni ha già due vite da raccontare: la prima per la sua storia di nascita, la seconda per aver molto amato, messo al mondo una figlia ed essersi ritrovato a crescerla solo.
In poche parole chi è Jody?
E’ un uomo dell’era tecnologica, seppur personalmente, amo di più pensieri e parole. Adoro la musica, il ritmo, la voglia di vita che si respira ballando…ma soprattutto custodisco una grande passione per la cucina.
Cosa ami cucinare?
Non ho una preferenza specifica: cucino dagli antipasti, ai primi con pasta fatta in casa, a secondi sfiziosi a base di pesce e carne impiattando ogni mia creazione con colore ed armonia che devono essere alla base di ogni giornata.
Un uomo da sposare oserei dire?
Sembrerebbe in apparenza….ma la vita sa sbalordirti. Mi sono innamorato giovanissimo della madre di mia figlia. Provenivo da una famiglia numerosa in cui mamma e papà si erano separati ed avevo il grande sogno di formarne una tutta mia. Quando ho visto LEI me ne sono innamorato a prima vista seppur così diversi e così distanti. E’ nata la mia splendida Natalie e poi…l’anno scorso lei ci ha lasciati.
Cos’hai provato?
Disperazione, rabbia incontrollabile e voglia di scappare. Ma quando hai un figlio tutto passa in secondo ordine e scopri parti di te nascoste. Natalie è anche malata al fegato, dovrà subire un trapianto ed è stata lasciata davanti ad un televisore con ancora attaccati i suoi tubicini.
Cos’è la vita dopo il dolore?
E’ voglia di volare in alto ma solo se trovi persone speciali che hanno la forza di far credere in te e stimolarti a non mollare. Dio ha voluto dare a me, sinto di cultura ma di nascita italiano, una seconda opportunità. Mi ha inviato un angelo custode che ha restituito a me la dignità di uomo e a mia figlia il sorriso spensierato dei suoi quasi 7 anni.
E la tua quotidianità?
E’ un mix di attività maschili e femminili. Come potete immaginare dopo l’abbandono mi sono trovato solo e ho perso il lavoro trovandomi costretto ad andare a vivere in una casa mobile. I miei giorni sono trascorsi tra pulizie di casa meticolose (potrei fare concorrenza a qualsiasi massaia!!) in quanto Natalie deve vivere in un luogo senza germi, spesa, cambio letti, lavatrici, accudimento della piccola. Ora grazie al sostegno dell’Associazione Arianna e i bambini felici mi sto formando professionalmente partendo da dove mi ero fermato con l’opportunità di impreziosire alcune mie specialità in attesa di un lavoro continuativo che mi possa permettere di realizzarmi come carriera offrendo a mia figlia la vita e la dignità che si merita.
Cosa significa per te essere padre single?
Questa domanda mi disorienta perché non si è mai pronti ad essere padri single penso. Ti ci ritrovi per forza chiedendo a te stesso il perché è toccato proprio a me. Ti inventi un tuo modello prima per sopravvivere e poi per meglio riuscire a conciliare i mille ruoli affettivi che un figlio chiede. E se hai una figlia come me a volte ti senti solo perché non sei…LEI…e a certe domande non sai cosa dire. Ma quel che è certo impari che l’Amore vale la pena viverlo SEMPRE e fino in fondo perché alla fine è il sale dell’esistenza e senza quello oggi non saremmo qui a raccontare questa storia che senza NATALIE non avrebbe avuto alcun senso…